Il dispositivo del muro nel terreno intorno alla centrale di Chernobyl

La necessità di un "muro diaframma”


Una delle maggiori preoccupazioni sorte immediatamente dopo l’esplosione della centrale fu quella di contenere il più possibile la migrazione dei radionuclidi nelle acque del fiume Prypiat. Il Prypiat è un fiume imponente, tributario del Dniepr, per cui si stima in circa 10.000.000 il numero di persone in contatto diretto con il bacino idrico interessato, la regione di Kiev, e tutta la porzione centrale dell’Ucraina.
Una volta effettuate le misurazioni del grado di contaminazione dell’area questa preoccupazione venne giudicata prioritaria, per cui si decise una vasta attività di contenimento volta ad impedire che dal sottosuolo le acque contaminate potessero raggiungere il fiume.
Il piano di intervento fu articolato in un grande numero di opere che interessarono la quasi totalità della zona di esclusione, furono costruiti un grande numero di argini e opere necessarie ad eseguire flussi di bonifica, e soprattutto si decise di costruire un muro di protezione in cemento armato della lunghezza di 8.5 km e profondo 30 mt.
In realtà venne costruito solamente circa un terzo dell’opera progettata, un muro con le medesime caratteristiche che cingeva la zona orientale dell’impianto industriale lungo “solamente” 2.8 km.
Questa opera gigantesca fu completata in quattro mesi.


Schema del muro di protezione del suolo nei pressi di Chernobyl


La realizzazione di quest’opera fu dovuta alla stretta collaborazione tra un pool di ingegneria dell’Unione Sovietica e la ditta italiana Casagrande.
Essa realizzò una tecnica di costruzione a tecnologia “slurry”, fortemente innovativa per l’epoca che consiste nella creazione di un profondo taglio verticale grazie a macchinari appositi con pareti rivestite di bentonite allo scopo di assicurare l’ impermeabilizzazione del manufatto.
Di importanza assoluta la preparazione del terreno, fino a profondità comprese tra 85 e 100 mt.
Gli scavi furono effettuati tramite combinazione di lavoro di macchine a taglio idraulico e asporto KRC2 e K3L che lavoravano in coppia e assicurarono una capacità di trattamento di 600 metri cubi per ora.
Il lavoro ha comportato una minuziosa pianificazione preventiva, con analisi dei suoli e del territorio, programmazione logistica dei cantieri e dei metodi tecnologici, preparazione del personale. Tutte le attività sono state condotte in ambiente pesantemente contaminato radioattivamente, e quindi in condizione di grande difficoltà.



Entro 6 mesi dalla data dell’incidente la ditta Casagrande fu in grado di mettere in opera 14 impianti KRC-2/45 e 10 impianti K–3L .
Entro 10 mesi dalla data dell’incidente furono impiantati 160.000 metri cubi di muro isolante e, contemporaneamente, fu garantito supporto tecnico e programmi di formazione per i lavoratori.





Schema di lavoro

  1. Testa di foratura
  2. Pompa di circolazione
  3. Scatola complesso idraulico
  4. Gru
  5. Centrale elettrica (300 kW)
  6. Rimozione di fango e detriti di rocce mediante tubo flessibile
  7. Jack, che regola il carico sulla punta del perforatore
  8. Sezione trincee, costantemente riempito con una soluzione basata su bentonite
  9. Tubi idraulici





L'efficacia del muro nel terreno

Come accade spesso alla fine, oggi esistono pareri discordi sull’efficacia di questo intervento.
Alcuni scienziati ritengono che gran parte di questo lavoro relativo alla prevenzione dell'inquinamento ambientale fu basato su tecnologie inutilmente costose, e spesso si è rivelato inefficace per la protezione delle acque sotterranee. 
Altri ritengono che durante l’esecuzione dei lavori le misure di radioprotezione dalle radiazioni furono troppo scarse. 
Altri ancora sostengono che, dato il grandissimo numero di misure attuate ed eseguite nella fase acuta dell'incidente la necessità di attuare misure per la protezione delle acque sotterranee era prioritaria.
Queste discussioni hanno valore puramente scientifico, ma l’esperienza fatta, il lavoro svolto, il personale impiegato. meritano indiscutibilmente un profondo rispetto.

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